martedì 26 giugno 2012

Ebano - Siamo fatti così.

Potevano vivere solo in questo modo.
Hamed non si meraviglia. "Siamo fatti così" dice: non con rassegnazione, ma con una sfumatura di orgoglio. La natura è qualcosa che è inutile contrastare o tentare di correggere e di cui non ci si libera. La natura è data da Dio, quindi è perfetta, come pure sono perfetti la siccità, le calure, i pozzi prosciugati e la morte lungo il cammino. Se non ci fossero non conosceremmo la voluttà delle pioggie, il sapore divino dell'acqua e la dolcezza vivificante del latte. Le bestie non godrebbero l'erba succosa, il profumo inebriante dei prati. L'uomo non saprebbe che cosa significhi bagnarsi in un ruscelo di acqua fresca e cristallina. Non si renderebbe conto di che paradiso siano queste cose.

Ryszard Kapuscinski - Ebano

E a questo giro è uno scrittore Polacco che mi da lo spunto per un pensiero: la scarsezza di qualcosa ci lascia sempre come premio un pieno godimento quando riusciamo ad ottenerlo. Purtroppo nel brano di cui sopra si parla di privazioni gravi, privazioni letali che il clima rovente del deserto impone alle tribù nomadi Somale. Assolutamente non augurando a nessuno di patire sete e fame, mi viene però in mente a quante cose ho ripreso ad apprezzare da quando ho deciso (diciamo da quando sono stato indotto dalle circostanze) di scegliere sempre di privarmi di qualcosa. Che gusto migliore ha la carne, che piacere maggiore è vedere un film al cinema, che gioia stappare una bottiglia di vino che per l'occasione è sempre "quello buono". Ed il Sole, vivendo a Londra direi che il Sole è proprio un "bene" servito con il contagocce. Tuttavia, quando il cielo blu si affaccia su questa città l'anima canta. Ed invece tante persone in questa città non si stupiscono più di niente. Trangugiano tutto. Non importa che sia cibo, esperienze, relazioni. Tutto viene inghiottito, tutto qui, tutto ora. E sebbene io sia un sostenitore del carpe diem alle volte si rischia di ridurre il tutto alla "solita cosa". Ed è allora che quando incontri qualcosa, o qualcuno, di veramente speciale non sai riconoscerlo. O quantomeno non riesci a comportarti diversamente e ti scivola via, perchè non sai più come comportarti con qualcosa di veramente nuovo. Lasciandolo andare.


Ebony - We are like this

They could live just in that way.
Hamed is not surprised. "We are like this" he says: without resignation, with an hint of pride. Nature is something pointless to go against or trying to rectify. Nature is given by God, therefore is perfect. Like perfect are the drought, the hot, the dry wells and the death too. If those things don't exist we wouldn't know the pleasure of the rain, the divine taste of water and the invigorating sweetness of milk. Beasts wouldn't enjoy the juicy grass, the exciting smell of meadows. Humans wouldn't know what mean dip their hands in the fresh and clear water. It wouldn't recognize how heavenly are those things.


Ryszard Kapuscinski - Ebony

At this round a Polish writer suggests my thoughts: the lack of something prize us with a utter pleasure when we reach that something. Unfortunately, the abstract above tells us about the often lethal deprivations inflict on Somali tribes by the scorching desert. I firmly don't wish to anyone to suffer starvation or thirst, but I was thinking about how many things I start appreciate again since I decided to live with less (well, circumstances require me that). What a beautiful taste has the meat, what a pleasure for the sight is watching a movie at the cinema, what a happiness opening a bottle of wine which is always "the good one". What about the Sun. Living in London I would say that the Sun is a rare "good". However, when the blue sky show off over this ciry my soul sings. Unfortunately, so many people cannot be surprised by anything. They swallow everything. It doesn't matter if is food, experience, relationships. Everything has been gulped down, right here, right now. Despite I am a "carpe diem" supporter, sometimes we risk to consider everything "the same". At that point, when you meet something, or someone, truly special you cannot recognize it. You cannot behave differently and it slip out. Because you don't know anymore what to do with something new. Letting it go.

sabato 28 aprile 2012

Spiritualità di un viaggio - The journey's spiritutality

"Muovendomi fra l'Asia e l'Europa in treno, in nave, in macchina, a volte anche a piedi, il ritmo delle mie giornate è completamente cambiato, le distanze hanno ripreso il loro valore e ho ritrovato nel viaggiare il piacere della scoperta e di avventura.
D'un tratto, senza più la possibilità di correre a un aeroporto, pagare con una carta di credito, schizzar via ed essere, in un baleno, letteralmente dovunque, sono stato costretto a riguardare al mondo come a un intreccio complicato di Paesi divisi da bracci di mare che vanno attraversati, da fiumi che vanno superati, da frontiere per ognuna delle quali occorre un visto; e un visto speciale che dica <<via terra>>, come se questa via, specie in Asia, fosse nel frattempo diventata così insolita da rendere automaticamente sospetto chiunque si ostini a usarla.
Spostarsi non è stato più questione di ore, ma di giorni, di settimane. Per non fare errori, prima di mettermi in viagio, ho dovuto guardare bene le carte, rimettermi a studiare la geografia. Le montagne sono tornate ad essere possibli ostacoli sul mio cammino e non più delle belle, irrilevanti rifiniture in un paesaggio visto dall'oblò.
Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m'ha ridato il senso della vastita del mondo e soprattutto, m'ha fatto riscoprire un'umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l'esistenza: l'umanità che si sposta carica di pacchi e  di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa.
Impormi di non volare è diventato un gioco pieno di sorprese. A far finta, per un po', d'essere ciechi si scopre che, per compensare la mancanza della vista, tutti gli altri sensi si affinano. Il rifiuto degli aerei ha un effetto simile: il treno, con i suoi agi di tempo e i suoi disagi di spazio, rimette addoso la disusata curiosità per i particolari, affina l'attenzione per quel che si ha attorno, per quel che scorre fuori dal finestrino. Sugli aerei presto si impara a non guardare, a non ascoltare: la gente che si incontra è sempre la stessa; le conversazioni che hanno sono scontate. In trent'anni di voli mi pare di non ricordarmi di nessuno. Sui treni, almeno quelli dell'Asia, no! L'umanità con cui si spartiscono i giorni, i pasti, la noia non la si incontrerebbe altrimenti e certi personaggi restano indimenticabili.
Appena si decide di farne a meno, ci si accorge di come gli aerei ci impongon la loro limitata percezione dell'esistenza; di come, essendo una comoda scorciatoia di distanze, finiscono per scorciare tutto: anche la comprensione del mondo. Si lascia Roma al tramonto, si cena, si dorme un po' e all'alba si è già in India. Ma un paese è anche tutta una sua diversità e uno deve pur avere il tempo di prepararsi all'incontro, deve pur fare fatica per godere della conquista. Tutto è diventato così facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se è legato a uno sforzo. Così con i paesi. Leggere una guida, saltando da un aereoporto all'altro, non equivale alla lenta, faticosa acquisizione - per osmosi - degli umori della terra cui, con il treno, si rimane attaccati.
Raggiunti in aereo senza un minimo sforzo nell'avvicinarli, tutti i posti diventano simili: semplici mete sparse tra loro solo da qualche ora di volo. Le frontiere, in realtà segnate dalla natura e dalla storia e radicate nella coscienza dei popoli che ci vivono dentro, perdono valore, diventano inesistenti per chi arriva e parte dalle bolle ad aria condizionata degli aeroporti, dove il <<confine>> è un poliziotto davanti allo schermo di un computer, dove l'impatto con il nuovo è quello con il nastro che distribuisce i bagagli, dove la commozione di un addio viene distratta dalla bramosia del passaggio obbligato attraverso il duty free shop, ormai uguale ovunque.
Le navi si avvicinano ai Paesi entrando con lento pudore nelle bocche dei loro fiumi; i porti lontani tornano ad essere delle agognate destinazioni, ognuna con la sua faccia, ognuna con il suo odore. Quel che un tempo si chiamavano i terreni d'aviazione erano anche loro un po' così. Oggi non più. Gli aeroporti, falsi come i messaggi pubblicitari, isole di relativa perfezione anche nello sfacelo dei Paesi in cui si trovano, si assomigliano ormai tutti; tutti parlano nello stesso linguaggio internazionale che dà a ciascuno l'impressione di essere arrivato a casa. Invece sì è solo arrivati in una qualche periferia da cui bisogna ripartire, in autobus o in taxi, per un centro che è sempre lontanissimo.
Le stazioni invece no, sono vere, sono specchi delle città nel cui cuore sono piantate. Le stazioni stanno vicino alle cattedrali, alle moschee, alle pagode o ai mausolei. Una volta arrivati lì, si è arrivati davvero"

Tiziano Terzani - Un indovino mi disse

Questo è uno dei primi paragrafi del primo capitolo de "Un indovino mi disse". Storia di una scelta irrazionale, scelte che ogni tanto dovremmo fare un po' tutti: dare adito alla previsione di un'indovino di Hong Kong, il quale gli diceva di non volare per tutto il 1993 o sarebbe morto. Bene, in questo giorno di Aprile londinese, in cui la pioggia non da tregua, il lavoro non lo vedrò per altre 72 ore almeno, mi trovo a meditare davanti ad una tazza di cioccolata calda fatta in casa, una manciata di biscotti e della musica blues del profondo Sud degli States.

Decido che un buon libro è quello che ci vuole in questo giorno di primavera solo per il calendario: Tiziano Terzani è la mia scelta. Dopo qualche pagina mi ritorna in mente questo passaggio. Estremo pure per me che adoro viaggiare alla buona.Oramai, vivendo nella capitale della velocità e del tutto e subito, seconda solo a New York, sono così abituato a ritmi serratissimi, ai negozi 24/7, alla città che non dorme mai (o quasi) e a i weekend mordi e fuggi in Italia. Recentemente due viaggi mi hanno fatto meditare. Il primo in occasione della dipartita di un affetto mi sono ritrovato da un giorno con l'altro con in mano un biglietto A/R per lo stesso giorno. Quindi, prenotato il biglietto dal lavoro, partito alla volta dell'Italia, tornato, breve riposo e di nuovo a lavoro. Pazzesco. Il secondo è stato qualche weekend fa, dove la dinamica non è stata tanto diversa, se non per il fatto che il tempo era diluito nel weekend. Ma un gran dettaglio che mi ha fatto pensare a quanto vero fosse il pezzo sopra, e quanto mi faccia desiderare di partire per un viaggio (che purtroppo non posso fare stile di vita dato che non sono un giornalista come il buon Tiziano): questo giro dopo il lavoro ho preso l'aereo alla volta di Milano dove, dopo un breve sonnellino a casa, ho preso un treno per Bologna. Non il Frecciarossa, che non ho soldi, ma un bellissimo regionale che "ferma a tutte le stazioni" che equivale a metterci esattamente il doppio del tempo rispetto al volo da Londra a Milano. Il doppio del tempo per fare un decimo della distanza. E sul viaggio di ritorno ho "incontrato" una donna Ecuadoregna, in Italia da 4 anni e un ragazzo Argentino, in vacanza, beh di loro mi ricordo. Delle chiacchiere scambiato in un misto di italiano spagnolo ed inglese, di come davvero sembra di toccare le vite delle persone che incontri. E forse anche la disposizione dei sedili che aiuta. Non sono batterie di posti serrati direzionati tutti verso la meta, ma "spaziosi" quadrati di 8 posti in cui la gente si può guardare in faccia. Non piccoli oblò davanti a cui affollarsi per ammirare lo spettacolo delle città viste dall'alto, ma grandi finestroni dal quale osservare la vita che corre ai lati della strada ferrata e davanti ai quali l'unica folla che si crea è quella dei pensieri che il ritmico rumore delle ruote produce, per molti una scocciatura. Il gusto della vita assaporata. Il darsi del tempo. Il tempo necessario per meditare, il tempo per comprendere, il tempo per conoscere davvero. Quel tempo che stiamo perdendo perchè tutto deve essere veloce e l'unica conoscenza che ci permettiamo è quella di documentari alla televisione che condensano in un'ora informazioni contenute in centinaia di pagine di libri. Libri che oramai non leggiamo più, perchè obsoleti, e la nostra conoscenza è composta da tanti piccoli punti che non riusciamo più a connettere per bene tra loro, creandoci sistemi di informazioni distorti perchè ci siamo creati una cultura degli episodi, in cui abbiamo perso l'idea del disegno generale. Ma questo è un altro argomento e sto lasciando andare i pensieri troppo lontano.

Nel caso qualcuno volesse fare un viaggio, me lo faccia sapere. Al momento ho in mente un paio di cose.
Con calma.

venerdì 2 settembre 2011

Compassion bubbles over as Tube travellers praise kindness of strangers - Bolle di compassione sui passeggeri della Tube che lodano la gentilezza degli sconosciuti.

Amid the misery of the daily commute, some extraordinary acts of humanity have been taking place on the Tube. Passengers today revealed how their fellow commuters have broken the tension of travel by blowing bubbles, consoled a broken-hearted teenager and gone out their way to return a mobile phone.
The stories are part of an art project celebrating the "value" of kindness.
Sarah Tash, 24, who works in Central London, said she was traveling with her sister when a fellow passenger spotted a bottle of bubbles on a seat. "To our amusement the guy started blowing bubbles in the carriage and then passed the bottle onto the woman next to him. We all took turns blowing bubbles and giggling" she said. "The laughs we had that evening lasted all the way home."
Sandrine Paillasse, 33, from Islington, said when she first arrived in London from France 16 years ago, she was struck by how no one spoke on the Tube.
But one day, having just broken up with her boyfriend she was comforted by strangers on the Piccadilly Line. "I had a broken heart, and I was crying" she said.
"A couple were sitting next to me. As they got off the train, the woman gave me a tissue. The man said: "Just remember, every storm passes." I was overwhelmed by their compassion."
Sam Parker, 26, from Clapham, editor of a men's lifestyle website, Asylum.co.uk, told how his mobile phone was saved by a passenger on the Central Line.
"I stepped off the Tube at Marble Arch, and heard someone knocking on the window behind me. A man was holding up the phone that had slipped out of my pocket. He mouthed "next stop"."
"I waited for the next train, and sure enough at Bond Street he was there waiting for me - with his wife and three children. He put the phone in my hand with a smile and rushed by me to continue his journey. I never got a chance to thank him properly."
Emily Jones, 27, from East London remembered a day when a carriage full of people came together over a child's lost balloon on the Central Line.
She said: "One busy evening, a child was crying so much I looked up from reading. His helium balloon was escaped out of his sight. It was passed back the entire length of the very crowded carriage. Everyone was smiling at the task - not just the boy once he got his balloon back."
The stories all come from "Kindness on the Underground" a project run by artist Michael Landy, best known for destroying everything he owned in an empty store in Oxfrod Street.
Commissioned by "Art on the Underground", he has collected stories from hundreds of travelers. He said: "I was looking for the right situation to explore what value kindness has, what it means, and what kind of exchange is involved in giving someone a helping hand."
Stories can be submitted at art.tfl.gov.uk and a selection will appear in Central Line stations in the coming months.

for Evening Standard, Friday 2nd September 2011
N.B: the original article is available on the "Evening Standard" website, or clicking on the reference straight above
This is what I'm trying to live every day. The kindness. The Love. No matter what we have around. Maybe I'm a little bit arrogant when I say that I've got a mission: I try to make people's day special, just a little. And it really needs small efforts. I know, sometimes I look crazy, but the power of giggles, songs, hugs, is so strong that we cannot believe on it. Small gestures, so easy to do, which need so low energy which seem banal. And I don't mind if I will have wrinkles 'cause I smile too much. And I don't mind if people look me wrong 'cause I sing in the middle of the street. And I don't mind mix my smell with the others in a hug which his much of humanity, strength and spiritual energy to say "I care". Sometimes I'm thrilled by indifference around me in the streets. Not seldom I found myself helping a lady, a girl or an elderly person with giants luggage to climb stairs in the Tube's corridors amid a crowd who simply ignores them even if people can see their struggle. I don't mind to spend time listening to the different people I could meet on the streets, colleagues, strangers, activists, buskers... I remember about an evening. I finished working late and, in the square behind my working place, I found a piano placed there at everybody's service. I was tired, cracked. I sat at the piano, and started playing the few notes I still remember, a "tarantella". An old woman who was passing there asked me if she could sat next to me: excellent pianist she smiled at me, started playing with me and asked me if I was Italian due to what I was playing. We spent a quarter of our like this, I was playing some notes of Beethoven or popular songs while she was creating the right melody. At the end I thanked her. The tiredness had gone. We exchanged a smile and we both went on our way.
So the life is: meetings of souls, who runs on different roads. There's no point in pretend we are alone. And even it could be hard, daily, "every storm passes". And, in my humble opinion, smiling it passes faster.

In mezzo all'infelicità del pendolarismo quotidiano, alcuni atti di straordinaria umanità si verificano nella metropolitana di Londra.
I passeggeri hanno oggi rivelato come alcuni dei loro "compagni" hanno interrotto la tensione del viaggio soffiando bolle di sapone, consolando un cuore infranto o interrompendo il loro viaggio per restituire un cellulare.
Le storie sono parte di un progetto che celebra il "valore" della gentilezza.
Sara Tash, 24 anni, impiegata nel centro di Londra, racconta che stava viaggiando con sua sorella quando un passeggero ha trovato una bottiglia di bolle di sapone su un sedile. "Con nostro piacere il ragazzo iniziò a soffiare bolle di sapone nella carrozza per poi passare la bottiglia alla signora accanto a lui. Tutti, a turno, soffiarono bolle di sapone sorridendo" aggiunge " Ridemmo per tutto il viaggio fino a casa."
Sandrine Paillasse, 33, di Islington, racconta come arrivata a Londra rimase colpita dal fatto che nessuno in metropolitana parlasse.
Ma un giorno, appena finita la relazione con il fidanzato del tempo, venne consolata da sconosciuti sulla Piccadilly Line. "Avevo il cuore spezzato e stavo piangendo." dice.
"Una coppia era seduta accanto a me. Prima di scendere dal treno lei mi diede un fazzoletto e lui mi disse: "Ricorda, tutte le tempeste passano". Rimasi sopraffatta dalla loro compassione."
Sam Parker, 26, da Clapham, editore di un sito internet per uomini, Asylum.co.uk, racconta come il suo cellulare è stato salvato da uno sconosciuto sulla Central Line. "Appena sceso dal treno a Marble Arch, ho sentito qualcuno bussare sul vetro dietro di me. Un uomo teneva in mano il mio telefonino che doveva essere scivolato fuori dalla tasca e mi disse "alla prossima fermata"."
"Aspettai il treno successivo, sicuro di trovarlo a Bond Street ad aspettarmi - con la moglie e tre bambini. Mi mise il telefonino in mano sorridendo e corse via per continuare il suo viaggio. Non ebbi mai la possibilità di ringraziarlo in modo adeguato."
Emily Jones, 27, della zona Est di Londra, ricorda un giorno in cui una carrozza piena di gente si raccolse attorno ad un palloncino perso da un bambino sulla Central Line.
Racconta: "una sera affollata, un bambino stava piangendod così tanto da farmi alzare gli occhi dal libro che stavo leggendo. Il suo palloncino era volato via dalla sua vista finendo dall'altra parte del vagone affollato. Tutti sorrisero della "missione" - non solo il bambino una volta riottenuto il palloncino."
Le storie sono tratte da "Kindness on the Underground", un progetto condotto da Michael Landy, conosciuto ai più per aver distrutto tutto ciò che possedeva in un negozio di Oxford Street.
Patrocinato da "Art on the Underground" ha raccolto le storie di centinaia di viaggiatori. Landy racconta: "Stavo cercando la giusta situazione per esplorare quale valore ha la gentilezza, cosa significa, e che tipo di scambio è coinvolto nel dare una mano a qualcuno."
Le storie possono essere inviate al sito art.tfl.gov.uk e una selezione apparirà nelle stazione della Central Line nei prossimi mesi.

 Scritto da Kirsty Whalley
per Evening Standard, Venerdì 2 Settembre 2011

Questo è quello che cerco di vivere ogni giorno. La gentilezza. L'Amore. Indipendentemente da tutto quello che abbiamo attorno. Forse in modo un po' arrogante vado in giro dicendo di avere una missione: cercare di rendere la giornata di chi mi sta attorno speciale, almeno un poco. E basta veramente poco. Lo so, alle volte sembro matto, ma il potere del sorriso, del canto, di un abbraccio, sono così elevati da non crederci nemmeno. Piccoli gesti, che costano così poca energia da sembrare banali. E non mi importa se avrò le rughe sul viso perchè sorrido troppo. E non mi importa se la gente mi guarda storto perchè canto. E non mi importa mischiare il mio odore con quello altrui in un abbraccio che è tanta umanità, forza ed energia spirituale per dire "mi importa". Alle volte rimango basito dall'indifferenza che corre per la nostra vita. Non di rado mi capita di aiutare qualche signora, ragazza, anziano a salire le scale dei corridoi della Tube con valige gigantesche, circondate da persone che semplicemente le ignorano pur vedendo la fatica che stanno facendo. Non mi importa di spendere minuti ad ascoltare le tante persone che per queste strade anno qualcosa da dire, colleghi, sconosciuti, attivisti, artisti di strada... ricordo di una sera, in cui finì di lavorare più tardi e, nella piazza dietro il mio ristorante, trovai un pianoforte a disposizione di chi volesse suonare. Ero stanco, stanchissimo. Ma mi sedetti al pianoforte, suonai quelle poche note che ancora ricordo, una tarantella. Una signora anziana che passava di lì mi chiese se potesse sedersi accanto a me: pianista abilissima mi sorrise, inizio a creare un accompagnamento e mi chiese se fossi italiano dato quello che stavo suonando. Spendemmo un quarto d'ora così, io suonando qualche nota di Beethoven, qualche nota di canti popolari, e lei creando l'accompagnamento adatto. Alla fine la ringraziai, la stanchezza non c'era più. Ci scambiammo un sorriso ed ognuno tornò sulla propria strada. 
Così è infatti la vita. Incontro di anime, per una strada diversa. Non ha senso fare finta che gli altri non ci siano. E per quanto possa essere dura, ogni giorno, "la tempesta passerà". E a mio avviso, sorridendo passa più in fretta.

lunedì 30 maggio 2011

Brithos and Talos - Brithos e Talos

The sound of a step diverted him from his thoughts, he turned himself and saw Brithos’ armor shimmering under the moonlight’s beams. They remained silent for a long time, the Spartan warrior standing up straight, motionless like a statue, the Helot sitting down on a rock. Brithos spoke first:

“The Fate is bizarre” said in an almost absent tone. “ How many times, looking at your people, I thought I would preferred die then lead a miserable, everyday the same, without any emotion existence.” Talos stood up. “Nevertheless, I envy you, Helot. You will return to your mountains saving your life which is the only thing you care about while me… I’m returning to a city ready to judge me, I let my father unburied at the dogs’ mercy and barbarians’ insults. I leave my friend, massacred, tortured, their bodies exposed to the mockery and mutilation. In front of me there is the dark, maybe the dishonour , and the disgust…”

He shut up, full of anger, desperation, shame. Aghìas was sleeping wrapped in his red torn cloak and he had been pushed by his unbearable anguish to speak to a servant. Talos stared at him with a sad gaze:

“Do you really believe the life is the only thing I care? And how you know about my people life and the mine? … Do you know what does silent serving, bear the yoke everyday like an animal, without any hope of redemption mean? Didn’t the gods make us servant, but men, men like you… and like me. Tomorrow, or perhaps already now, whole prosperous and free people will be enslaved by the invaders’ unstoppable strength. Noble, proud and brave men like your father was, like you, maybe. Of course, who is born chained doesn’t know what freedom is, but he knows what is the courage. A kind of courage that you can not imagine. The courage to carry everyday a heavier load without bend your shoulder, the courage to go on living for yourself, for your beloveds.”

Brithos saw in his mind a young shepherd, surrounded by armed, savagely fighting armed just by a wooden stick, and he also saw a blonde girl shielding him with her own body…

“Now you are going to know if you are a free man or a slave” continued Talos ruthless “Live, if you can, in the way you have been commanded, survive at what you think is a disgrace. Even donkeys can bear the whip without wailing.”

Briths felt the flames on his face.

“Even the animals can clash and savagely hurt themselves until die…”

“Shut up!” Brithos shouted drawing his sword. “Don’t challenge my anger”

“But only a real man can survive, can silence the cries of his heart, can stifle the sorrow, the revolt, the anger, can load on his shoulder the shame, as a loathsome burden. You are covered with bronze, Brithos, but the flash which cover your bones can vibe only like the battle drum one. Have you ever cried, Brithos? Have you ever had your eyes full of tears? The glory was taken from you and now you are like a vase full of send.” He pointed a finger on his chest: “What lies behind this armor, Brithos, what is it?”. He shut up, biting his own lips, clenching his punch up to plant nails in his flash.

“And now, draw your sword, warrior” said with cold voice” and see how much a slave care about his miserable life”.

Brithos bowed his head without answering.

Quoted by "Talos' shield", translated by myself.

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Il rumore di un passo lo distolse dai suoi pensieri, si volse e vide luccicare ai raggi della luna la corazza di Brithos. Stettero a lungo in silenzio, il guerriero spartiate ritto in piedi, immobile come una statua, l’ilota seduto su di una pietra. Fu Brithos a parlare per primo:

“La sorte è bizzarra” disse con un tono quasi assente. “Quante volte, osservando la tua gente, ho pensato che sarebbe stato preferibile morire che condurre un’esistenza squallida, sempre uguale ogni giorno, senza emozioni.” Talos si alzò in piedi. “Eppure ora ti invidio, ilota. Tornerai alle tue montagne salvando la tua vita che è l’unica cosa che t’importa, io invece… torno in una città pronta a giudicarmi, lascio mio padre insepolto alla mercé dei cani e agli insulti dei barbari. Lascio i miei amici, massacrati, straziati, i loro corpi esposti al ludibrio, alle mutilazioni. Davanti a me il buio, forse il disonore, il disprezzo…”

Tacque, pieno di rabbia, di disperazione, di vergogna. Aghìas dormiva avvolto nel lacero mantello rosso ed egli era stato spinto da un’angoscia insopportabile a parlare con un servo. Talos lo fissò con uno sguardo triste:

“Credi davvero di sapere che la vita è l’unica cosa che mi importa? E come sai della mia vita e di quella della mia gente?... Sai cosa significa servire sempre tacendo, portare il giogo come un animale tutti i giorni, senza speranza di riscatto? Non gli dei ci hanno fatto servi, ma gli uomini, uomini come te… e come me. Domani, forse già in questo momento, interi popoli prosperi e liberi sono fatti schiavi dalla forza inarrestabile degli invasori. Uomini nobili, fieri, coraggiosi come tuo padre, come te, forse. Certo, chi nasce incatenato non sa cos’è la libertà, ma anch’egli sa cos’è il coraggio. Un coraggio che tu nemmeno puoi immaginare. Il coraggio di portare ogni giorno un carico più pesante senza curvare le spalle, il coraggio di continuare a vivere per sé, per chi si ama.”

Brithos rivide un giovane pastore, circondato da armati, battersi selvaggiamente armato solo di un bastone, vide anche una bambina bionda fargli scudo col proprio corpo..

“Ora saprai anche tu se sei uomo o schiavo” riprese Talos spietato “vivi, se puoi, come ti è stato comandato, sopravvivi a quella che credi ignominia. Anche un asino sopporta la frusta senza gemiti.”

Brithos sentì le fiamme salirgli in volto.

“Anche gli animali sanno cozzare e ferirsi selvaggiamente fino a morire…”

“Basta!” gridò Brithos mettendo mano alla spada. “Non sfidare la mia collera.”

“Ma solo un uomo è capace di sopravvivere, di ridurre al silenzio le grida del cuore, di soffocare la pena, la rivolta, la rabbia, di portare sulle spalle la vergogna, come un carico ripugnante. Sei coperto di bronzo, Brithos, ma la pelle che ricopre le tue ossa sa vibrare soltanto come quella del tamburo che chiama alla battaglia. Hai mai pianto, Brithos? Hai mai avuto gli occhi pieni di lacrime? La gloria ti è stata tolta e tu sei come un vaso pieno di sabbia.” Gli puntò un dito sul petto: “Cosa c’è dietro questa corazza, Brithos, cosa c’è?”. Tacque, mordendosi le labbra, stringendo i pugni fino a piantarsi le unghie nella carne.

“E ora, sguaina pure la tua spada, guerriero” disse con voce fredda “e vedi quanto uno schiavo tiene alla sua misera vita”.

Brithos abbassò la testa senza rispondere.

tratto da "Lo scudo di Talos"

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sabato 14 maggio 2011

Seize the day - Cogli l'attimo fuggente

«Seize the day, pluck the rose when it is time, because, strange to say, everyone in this room one day stop breathing, become cold and die.»


"Death poets society" is a movie which let me astonished ever time. I don't know if you have ever seen it but if not you should repair at this fault.

In brief, this story concerns about a class of one of the most important Vermont's school and their literature teacher, professor John Keating.

Keating is so passionate in teaching is subject and he invites his students to find the wonderful inside the good pleasures of life. Even if only few of them have really understood what their professor means, they started to appreciate the weird lessons in which they were requested also to rip book's pages or to attend "literature walking".

The movie doesn't hide its clear "carpe diem"nature and around this idea I would set my thought today. Despite of a lot of comments concerning this concept are merely hedonistic oriented, as well as the majority of Keating's students are, my personal opinion is more spiritual.

Robin Williams' character invites us to enjoy the life, feeling our feelings and following our dreams. Too often people live numb, crashed under the burden of daily life. This is the way in which we lose our humanity, we become gears of a machine which is called society. We must seize the day, every time, because, with Bob Marley's words, "everything is gonna be alright".

We should indulge with ourselves and doing something foolish, I mean, of course in a positive way! My last five months are a good example: after broke up with my ex-girlfriend I attended a school having the hardest six weeks of my life in London. At the same time I moved to my house in SE10. Everybody said me that both decisions are crazy: SE 10 is supposed, with a misconception, to be far and bad connected to Central London while join a course with my previous job meant have no spare time (poor my flatmates who shared my burden!).

But both of that decisions led me to better events even if I don't want to explain how and why here: I took the chance to be happier even if I played against all odds (or maybe simply against people who told me I would never been able to do that). I turned one of my my worst event so far, my new single condition, in an opportunity.

We have got always opportunities, just turn our lens on positive side. Follow our dreams, invest in ourselves, and pursue our happiness, because one day we'll stop breathing, we'll become cold and we'll die. And I don't want to be replaced by another gear in this machine. I want to be the fresh air which cool it, don't you?
Fresh air like love words.
Fresh air like the dawn one.
Fresh air which rests lovers' tired bodies.
Fresh air which is in the middle way between the soil and the sky, touching both humans and gods.

«Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà.»

"L'attimo fuggente" è un film che mi lascia ogni volta senza parole. Non so se l'abbiate mai visto, in caso contrario dovreste riparare all'errore.

In breve, la storia racconta di una classe di studenti di una delle più prestigiose scuole del Vermont e del loro professore di letteratura, il professor Keating.

Keating è un insegnante così appassionato alla sua materia da invitare i suoi studenti a vedere le meraviglie nascoste nei piaceri genuini della vita. Anche se pochi di loro comprendono appieno quello che il loro professore intende, iniziano ad apprezzare lo strano metodo di insegnamento: Keating chiederà loro di strappare pagine dei libri o di partecipare a "camminate letterarie".

Il film non nasconde la sua chiara natura incentrata sul concetto del "Carpe Diem" e attorno a questa idea vorrei strutturare il mio pensiero di oggi. Nonostante la maggioranza dei commenti sull'argomento sono orientati al lato più edonista, così come la maggioranza degli studenti del film, la mia opinione personale vuole essere più spirituale.

Il personaggio interpretato da Robin Williams ci invita a godere la vita, a sentire i sentimenti e a seguire i nostri sogni. Troppo spesso la gente vive anestetizzata, schiaccata dal peso della vita quotidiana. Questo è il modo in cui perdiamo la nostra umanità, il modo in cui diventiamo ingranaggi di una macchina chiamata società. Noi dobbiamo cogliere l'attimo ogni volta che ne abbiamo la possibilità, perchè, come dice Bob Marley, "everything is gonna be alright".

Dovremmo concederci qualche piacere e fare qualche stupidaggine, sia chiaro, in modo positivo. I miei ultimi cinque mesi penso siano un buon esempio. Dopo aver interrotto la mia relazione ho iniziato ad andare a scuola di inglese e con essa le sei settimane più dure da quando sono a Londra. Allo stesso ho tempo ho deciso di trasferirmi in SE10. Tutti i miei amici mi dicevano che entrambe le cose erano una follia: SE 10 è considerata, a torto, lontana e male collegata al centro di Londra e iniziare un corso di inglese con il mio lavoro precedente significava non avere più tempo libero (poveri i miei coinquilini che hanno dovuto sopportare il mio peso!).

Tuttavia entrambe le decisioni mi hanno portato buone cose anche se non voglio spiegare nè come nè perchè: ho colto l'occasione di essere più felice contro ogni probabilità (o forse contro quelle persone che prevedevano che non ce l'avrei fatta). Ho trasformato uno dei peggiori eventi della mia vita, l'essere di nuovo single, in un'opportunità.

Abbiamo sempre delle opportunità, basta cambiare le lenti nel verso positivo. Seguire i nostri sogni, investire in noi stessi e perseguire la nostra felicità, perchè un giorno smetteremo di respirare, diventeremo freddi e moriremo. E io non voglio essere sostituito da un altro ingranaggio in questa macchina. Io voglio essere l'aria fresca che la raffredda, e voi?
Aria fresca come le parole d'amore.
Aria fresca come quella all'alba.
Aria fresca che ristora i corpi stanchi degli amanti.
Aria fresca che si trova a metà strada tra il cielo e la terra, che tocca allo stesso tempo gli uomini e gli dei.

venerdì 13 maggio 2011

Let's start. - Iniziamo

Oooooooook ladies and gentlemen,
with this my new blog I want to share with the net my thoughts. I mean, for the majority of you they will be no more important than rubbish but I really want to start my first bi-lingual blog. And I want to have a place in which talk about what I consider important as well. And last but not least, I want to practice my writing skills, so everyone who speaks English has allowed to correct me. So, let me announce on what I'll write in my next post:

«Seize the day, pluck the rose when it is time, because, strange to say, everyone in this room one day stop breathing, become cold and die.»

This is a quotation from "Death poets society" with Robin Williams. I suggest you to watch it.

Oooooooook signore e signori.
con questo nuovo blog voglio condividere con la rete i miei pensieri. Lo so, per la maggior parte di voi non saranno più importanti di qualsiasi spazzatura ma io voglio fortemente iniziare il mio primo blog bilingue. E voglio anche avere uno spazio in cui parlare delle cose che considero importanti. Ed infine, ma non per importanza, voglio scrivere un po' in inglese dato che è la parte delle mie abilità linguistiche più debole. Detto questo, lasciatemi annunciare la frase su cui ruoterà il mio prossimo intervento:

«Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà.»

Questa è una citazione dal film "L'attimo fuggente" con Robin Williams. Vi suggerisco di guardarlo.